Leonardo, dirigente del settore personale presso un comune della provincia di Trapani, alla fine di un outdoor training con la subacquea ha detto “la sensazione di smarrimento provata al primo contatto con la nuova dimensione non mi ha impaurito ma sorpreso. Dopo la fase di ambientamento, mi sono sentito esploratore di un nuovo territorio sia esterno che interno a me stesso: ho la sensazione di conoscermi meglio, di essere un po’ più consapevole dei miei mezzi e dei miei limiti. Mi sento più sicuro!”.

Carlo, responsabile del settore produzione di un’importantissima azienda di meccanica di precisione, interrogato ad un anno dall’outdoor training con la subacquea dice che il corso lo ha cambiato profondamente: “non mi pongo più limiti, agisco pensando che si possono raggiungere risultati che una volta consideravo irraggiungibili e che la squadra mi consente di arrivare molto più lontano di dove potrei arrivare da solo”.

Per chi, come me, svolge attività di outdoor training risposte come queste sono all’ordine del giorno. Sono un formatore creativo, ma non ho mai visto ottenere risultati sulle persone e impatti sulle organizzazioni come con l’outdoor training.

Ma cos’è? A cosa serve? Chi può o deve farlo? Come funziona, quali sono i suoi ingredienti?

Nell’outdoor training i partecipanti vengono portati “fuori” dalla realtà quotidiana, proponendo loro una serie di attività che conducono a pensare e ad agire uscendo dagli abituali schemi mentali.

I partecipanti messi di fronte ad attività, prove, simulazioni, rischi e situazioni nuove che metaforicamente riproducono azioni e processi aziendali, acquisiranno consapevolezza e nuove abilità da trasportare successivamente nell’ambiente professionale.

L’apprendimento avviene attraverso una riflessione comune sui risultati e sulle modalità che ciascuno ha adottato nelle differenti esperienze, con una specifica focalizzazione su una serie predefinita di comportamenti organizzativi.

In questa fase diventa importante imparare a dare e ricevere feedback.

Le esperienze outdoor possono durare ciascuna diverse ore. Sono progettate e realizzate in modo da fare leva sul coinvolgimento emotivo dei partecipanti che permette di superare alcuni schemi di pensiero e di comportamento consolidati in azienda e ormai “automatici” e di fare emergere nuove modalità di azione.

Per facilitare lo sviluppo dei nuovi comportamenti organizzativi, tutte le attività sono riprese con le telecamere, in modo che la successiva discussione di gruppo possa permettere a tutti di confrontare le proprie esperienze sia con quelle degli altri partecipanti che con il riscontro “oggettivo” della registrazione video.

Le attività fisiche sono puramente strumentali alla creazione della corretta tensione emozionale: sebbene avvengano in assoluta sicurezza grazie all’assistenza di guide specializzate, resta forte la percezione di un certo grado di pericolo potenziale.

L’obiettivo di un tale modello di formazione ad alto coinvolgimento psicofisico è quello di abbattere le barriere della diffidenza che può essersi radicata tra i colleghi, mettendoli in condizione di aver bisogno gli uni degli altri, di responsabilizzarsi a livello personale, di pensare insieme agli altri. Inoltre, in un mondo in continua trasformazione, le organizzazioni vivono spesso gli stessi problemi: gestione del talento e del rinnovamento, miglioramento dell’efficacia, della qualità del servizio, della centralità del cliente esterno e interno; la cui soluzione è nel cambiamento del modo di lavorare e di osservare dei collaboratori e nell’innovazione.

La formazione esperienziale attiva, dando la possibilità di fare realmente cose nuove, permette di comprendere l’importanza di tale cambiamento e della sua necessità al fine di ottenere un sostanziale miglioramento organizzativo.

L’outdoor training si usa quando lo scopo della formazione è lo sviluppo di determinati comportamenti organizzativi e risulta particolarmente efficace se è svolta sotto la conduzione di un trainer appositamente preparato. In particolare, si usa per:

  • migliorare processi di teamwork: presa di coscienza e gestione del cambiamento, leadership, membership, problem solving, feedback, teambuilding, comunicazione, presa di decisione;

  • sviluppare abilità relative all’orientamento alla relazione: attenzione agli altri, riconoscimento dei bisogni altrui, ascolto, stabilire rapporti significativi, risoluzione dei conflitti, cooperazione, fiducia in sé e negli altri;

  • project work: conoscenza e utilizzo delle risorse, capacità organizzative, fissare e programmare obiettivi, pianificazione, valutazione risultati, superamento convinzioni limitanti;

  • produzione creativa di idee, aumento della coesione nei gruppi e senso di appartenenza all’organizzazione.

Le attività previste durante i workshop comprendono: attività di gruppo, in cui sono stimolate la collaborazione e il coinvolgimento; momenti di riflessione, analisi del contesto organizzativo, sintesi e trasmissione di alcuni modelli teorici; sessioni di revisione in cui l’apprendimento è condiviso e proiettato verso nuove funzionalità.

I luoghi in cui si svolge prevalentemente l’outdoor training sono: il mare (barca a vela, subacquea), i fiumi (hidrospeed, rafting, canyoning, ecc..), i boschi con laghetti annessi (camminata, costruzioni, orienteering, ecc..), le falesie (arrampicata sportiva). Alcuni utilizzano dei campi attrezzati ma io non considero che le attività che vi si fanno svolgere abbiano le necessarie caratteristiche per essere considerate attività di outdoor training.

Per poter sfruttare al meglio tutto il potenziale d’apprendimento che l’outdoor training racchiude, infatti, è necessaria l’attivazione e l’uso simultaneo di un mix calibrato di cinque ingredienti:

  • Avventura: significa avanzare in un territorio sconosciuto di cui a priori non si conoscono le difficoltà e i segreti direttamente (non se n’è fatta, cioè, esperienza prima), sapendo che il successo dipenderà dall’efficacia o meno delle nostre azioni; non c’è bisogno di correre dei grandi pericoli oggettivi, quello che conta è la nostra percezione soggettiva di non sapere come va a finire; l’avventura è un supporto pedagogico prezioso perché produce la scoperta di nuove cose e quindi sta alla radice stessa dell’apprendimento, consentendo la mobilitazione completa di tutte le energie disponibili della persona che sente di essere davanti a problemi reali e nuovi il cui superamento o meno dipenderà principalmente dalle sue scelte.

  • Metafora: ha il compito di legare le attività sviluppate nell’outdoor con le situazioni reali dei contesti lavorativi dei partecipanti e facilitare così il trasferimento degli apprendimenti realizzati nell’ambiente e nella pratica lavorativa quotidiana.

  • Commitment: il coinvolgimento che le situazioni proposte generano non solo sul piano intellettuale, ma anche su quello relazionale, emotivo, energetico e fisico; si nota spesso l’entusiasmo di chi accetta una sfida, la tensione di chi si sente artefice dei propri risultati; la sua sperimentazione consente di imparare a gestire i carichi emotivi che spesso si frappongono fra noi e i risultati che vogliamo raggiungere.

  • Osservazione: rappresenta un momento privilegiato della metodologia; ci si osserva mentre si agisce (autosservazione), si osservano i comportamenti degli altri, si riflette sui comportamenti di tutti mentre si guardano le videoregistrazioni delle esperienze agite; si cercano le differenze e si analizzano le sfumature; ampliare la gamma dei comportamenti che siamo capaci di osservare ci fa già compiere il primo passo verso il loro apprendimento.

  • Concretezza: tutte le sessioni di lavoro richiedono ai partecipanti di fare affidamento sulle risorse, proprie o affidate, per raggiungere obiettivi precisi e concreti, accelerando così il processo normale d’apprendimento; le attività da svolgere smettono molto presto di essere giochi, il successo o il fallimento producono conseguenze immediate; le situazioni da affrontare sono quindi percepite dai partecipanti come reali e concrete in quanto vi è una progressione di difficoltà di compiti che genera una serie di problemi reali con persone reali, in tempi reali, con regole reali.